venerdì 25 luglio 2014

Dopo la tempesta...

Distesa su uno dei tanti moli della mia città, bagnati dal mar Adriatico, me ne sto con una mano immersa nell'acqua, a far mulinelli con le dita, mentre il resto del corpo cattura ogni singolo raggio di sole.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare; che il canto dei pescatori mi culli ancora un po'.


venerdì 11 luglio 2014

La striscia di Gaza e l'umanità israeliana (o quel che ne resta di loro)

Cosa serve per far sì che le coscienze assopite dei più gradi capi politici si risveglino dal loro torpore e provino a scrollarsi di dosso tutto il menefreghismo che le attanaglia?
In Palestina, accadono genocidi, mentre io qui a buttar giù parole con un nodo alla gola e le lacrime agli occhi. Non posso dare nulla, sono impotente e allora mi sento colpevole, colpevole come non mai.
Non si tratta più di guerra, non ci sono due eserciti che si danno battaglia su un fronte. Quello che sta accadendo non è che l'ennesimo atto di violenza, che il più forte riversa sul più debole, senza alcuna scusante e senza alcun pretesto ormai valido. 
Continuo a sperare in un cambiamento, prego che le vittime di questa strage non siano morte invano e che le parole di Vittorio Arrigoni facciano breccia anche nei cuori di coloro che ne sono coinvolti; ma siamo tutti coinvolti.

"Israele farà il deserto e lo chiamerà pace. Il silenzio del mondo civile è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città, come un sudario di terrore e morte. Restiamo Umani."


domenica 6 luglio 2014

Anche le sedie sanno parlare. La mia personale "Rosabella" wellesiana.

Le tende non lasciano passare più neanche un filo di luce e così la stanza ha un brutto odore di chiuso e polvere.
In un angolino buio c'è ancora lei, una sedia di legno alta quasi 50 centimetri; è molto vecchia, quel poco che è rimasto della vernice si è seccata e ha l'aria di cadere a terra da un momento all'altro, la paglia che fa da imbottitura esce e buca la stoffa.
Dietro quella piccola sedia, però, si nasconde tutta la nostra infanzia.
Curiosa spettatrice di fantastici giochi, ai tempi in cui l'immaginazione non aveva confini, trattiene ora al suo interno centinaia di vecchi ricordi.
La stanza di per sé era solare; tra le mura riecheggiavano di continuo le nostre risate, profumava di orzo e non aveva mai sofferto di solitudine, ma sono passati molti anni da allora, il nostro spirito bambino se n'è volato via, proprio tra le fessure della tapparella che ormai non viene aperta più.
Non ha nulla da osservare, nessuno da proteggere, così la piccola sedia ritorna nel suo angolo e la chiave della porta non scatta, se ne rimane immobile ad arrugginire.
C'è silenzio ormai, come nel resto della casa, come in tutte le altre stanze; niente sembra più lo stesso, ma i momenti passati lì dentro sono difficili da dimenticare.
Forse, se continueremo a volerci bene e a stare insieme, come abbiamo sempre fatto, questa stanza non perderà mai del tutto il suo colore.
Potrebbe rinascere, un giorno o l'altro.